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La pesca alla bolognese è una particolare tecnica di pesca che prevede l’impiego di canne telescopiche ad anelli dotate di mulinello. Le canne da pesca bolognese sono la diretta evoluzione delle canne fisse e sono state concepite per assolvere alla esigenza di pescare il più distante possibile dalla riva. La tecnica applicata con queste particol...
La pesca alla bolognese è una particolare tecnica di pesca che prevede l’impiego di canne telescopiche ad anelli dotate di mulinello. Le canne da pesca bolognese sono la diretta evoluzione delle canne fisse e sono state concepite per assolvere alla esigenza di pescare il più distante possibile dalla riva. La tecnica applicata con queste particolari canne, è divertente, non statica e combina, nella giusta proporzione mobilità e diletto, senza annoiarsi mai. Questa metodologia permette al pescatore di concentrarsi al meglio sull’azione da eseguire e non perdere mai di vista il contatto diretto con il pesce.
Le canne da pesca bolognese consentono di pescare molto distanti dalla riva, senza dover ricorrere ad un’attrezzatura troppo lunga ed ingombrante che, in molte situazioni sarebbe scomoda e d’intralcio. In molti casi queste canne hanno risolto situazioni improponibili, dove, se non ci fossero state, sarebbero state necessarie canne di oltre 15 metri, per raggiungere la linea di passata a circa 30 metri di distanza.
In questa tecnica sono utilizzate montature con galleggianti di varie forme, dimensioni e colore. Queste variano in base alle diverse caratteristiche dei fondali, delle correnti, del vento e, soprattutto, delle prede da insidiare (siano esse di acqua dolce, piuttosto che salata). La canna bolognese è molto versatile perché non teme l’intensità della corrente, o le elevate profondità. La tecnica bolognese è applicabile praticamente ovunque e per catturare una gran varietà di pesci.
Prima dell’avvento delle canne da pesca bolognese le più utilizzate erano le canne da pesca fisse. Oggi, al contrario, le canne bolognesi sono preferite alle fisse, perché offrono maggiore libertà di movimento e permettono al pescatore di concentrarsi meglio sull’azione da compiere. Quindi le canne da pesca bolognese sono la naturale evoluzione delle fisse, che consentono di pescare alla “passata” facendo appunto fare al galleggiante, una passata su una linea di pesca superiore ai 10 metri, sino ad un massimo di 40 metri da riva.
Inizialmente questa tecnica era usata per la pesca nelle acque dei fiumi di pianura, con fondali uniformi. In questi ambienti la lenza è in costante movimento, tenuta però sotto controllo grazie ad un preciso movimento di fermo e rilascio, leggero e costante, chiamato trattenuta. Il pescatore presenta l’arco molto vicino al fondo ed eseguendo il movimento lento e costante descritto prima, invoglia il pesce ad abboccare.
Dai fiumi, questa tecnica si è poi piano piano spostata anche al mare. Durante questo passaggio i materiali e le attrezzature si sono trasformate e adattate alle nuove condizioni tecniche e climatiche da affrontare. Salsedine, fauna ittica più combattiva e fondali più ostici hanno portato ad una lenta, ma progressiva trasformazione degli strumenti e dei materiali, per ottenere prodotti sempre più resistenti, duraturi ed efficaci.
Grazie alla pesca bolognese, divertente e dinamica, in mare oggi sono insidiati molte specie di pesci, che prima non venivano nemmeno pescate, a causa di una inadatta attrezzatura particolarmente leggera. La pesca bolognese è molto spesso praticata da scogliere artificiali, moli dei porti e foci dei fiumi, un po’ meno sulle spiagge, dove la pesca a fondo risulta ancora più opportuna ed efficace.
Le prime canne da pesca bolognese erano semplici canne fisse alle quali era stato applicato un mulinello. Oggi sono più strutturate, ma in buona sostanza sono la stessa cosa. La presenza del mulinello permette di lanciare in profondità, consentendo di applicare diverse tecniche alle battute di pesca. è soprattutto la fase iniziale di pesca, quando il pesce non è ancora entrato in pastura, che è possibile, grazie a queste canne, esplorare tutto lo specchio d’acqua, per trovare la giusta distanza e profondità.
Le lunghezze delle canne bolognesi variano molto e oscillano tra i 4 e gli 8 metri. Quelle particolarmente robuste, con una lunghezza compresa tra i 3,90 metri e i 4,50 metri, sono le più adatte a lanciare galleggianti piombati (questo grazie alla presenza del pasturatore). Il pasturatore sulla canna da pesca bolognese può essere presente nel peso di 5-10 grammi, simile a quello utilizzato per i bigattini. In questo caso però è privo della sua zavorra, sostituita da una torpilla, vale a dire un piombo a forma di goccia la cui parte più voluminosa deve essere collocata verso il basso.
Il peso del pasturatore deve essere di due grammi inferiore alla portata del galleggiante, tenendo conto del peso dovuto al pasturatore riempito di pastura o bigattini.
La scelta della canna è fatta in base alla preda da insidiare, dall’esca da usare e dal luogo di pesca. Per esempio, se il luogo di pesca è un fiume molto ampio, o addirittura il mare, meglio scegliere una canna di 7-8 metri. Al contrario se la battuta si tiene in un piccolo molo, o in un canale stretto, vanno bene canne bolognesi di 5-6 metri di lunghezza.
Oltre a questo è necessario tenere conto dell’azione della canna. Per pesci grossi in acque chiare, usando fili sottili, la canna la canna deve avere un’azione parabolica tale da attenuare le sfuriate del pesce e bilanciare il basso carico di rottura del terminale. Mentre per grandi pesci, in profondità, le canne devono essere robuste e potenti affinché i tentativi di fuga siano controllati.
Quasi tutti i mulinelli di dimensioni medio-piccole vanno bene per le canne da pesca bolognese. Possono avere frizione posteriore, o anteriore, in base alle preferenze del pescatore. Alcuni mulinelli possono anche avere leva a freno della frizione (full control), o con frizione supplementare. Questi infatti permettono di intervenire sull’eventuale fuoriuscita del filo senza dover modificare la frizione principale.
Importante per questa tecnica la bobina. Deve essere bella larga e conica, per facilitare al meglio l’uscita del filo e abbinare adeguatamente il mulinello alla canna.
Con questa tecnica e con le canne da pesca bolognesi si possono pescare: Muggini, salpe, boghe e aguglie. Più raramente: saraghi, spigole e orate. In acque dolci le prede più comuni sono carpe, amur, pesci gatto, tinche, anguille, barbi, cavedani, persici, alborelle, ecc…
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